L’Aikido
è un’arte marziale giapponese piuttosto recente paragonata alle
altre arti marziali (ha meno di 100 anni) fondata da due principi
che la distinguono, l'assenza della competitività (non esistono gare
o tornei) e la conservazione della vita dell'avversario.
Insegnare
ai propri figli a non essere violenti non è facile al giorno d'oggi.
Essi capiscono che i più giovani hanno bisogno di sentirsi sicuri e
di poter affermare la loro personalità, ma anche scoraggiarli
dall’essere inutilmente aggressivi. Tutti questi dubbi trovano
spesso una risposta nelle arti marziali.
Spesso
chi pensa alle arti marziali tende innanzitutto a generalizzarle e
conseguentemente a decontestualizzarle, ma è come il paragone di un
idraulico ad un ingegnere
idraulico entrambi potenzialmente possono svolgere alcune mansioni in
egual modo ma l'ingegnere avrà sempre il vantaggio della
consapevolezza e della visione di insieme.
Nell'Aikido
si vuole sviluppare oltre che l'aspetto marziale la conoscenza di se
stessi, auto disciplinandosi e quindi maturando. La serenità e il
rigore nell'allenamento sono due facce della stessa moneta con cui si
paga la crescita, i risultati già dopo il primo anno di pratica
costante sono palesi nella vita di tutti i giorni come l'approccio
allo studio e i rapporti sociali.
L'
Aikido insegna anche la collaborazione poiché ogni tecnica viene
studiata fra due persone Uke(chi subisce la tecnica) Tori (Chi fa la
tecnica) entrambi i ruoli cambiano sempre, più si progredisce più
ci si rende conto che l'unico nostro vero avversario siamo noi stessi
e questo da la spinta allo sviluppo dell'armonia con l'avversario che
si traduce in termini marziali con una forte empatia che permette
sempre di evitare lo scontro forza contro forza, questo fa in modo
che l'Aikido possa essere praticato tutta la vita senza particolari
pressioni fisiche prerogative di quasi tutte le altre arti marziali
che spesso spingono molti giovani ad abbandonare l'attività
competitiva.
erogative di quasi tutte le altre arti marziali
che spesso spingono molti giovani ad abbandonare l'attività
competitiva.
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